E TUTTO RISPLENDE… SOLO SE C’È LUCE

Claudio Cavallaro e Renato Jaime Morganti

A cura di Alessandro Trabucco

 

È la prima fase di un progetto espositivo di ampio respiro, rivolto all’arte di luce e alla new media art: sperimentazione artistica con strumenti contemporanei.
La luce è la matrice, la rivelazione delle cose, animate ed inanimate. La luce le determina, le palesa, le investe irradiandole e le materializza, le accarezza, le plasma, dona loro la vita. Luce propria, luce riflessa; luce cosmica, luce interiore; luce simbolica, luce naturale e luce artificiale; emanazione energetica che si propaga dall’esterno verso i nostri occhi, da essa catturati ed alimentati, sino a raggiungere le profondità dell’anima; il fiat lux che genera l’universo e crea l’inizio del tempo cronologico e del flusso vitale, della nascita del mondo e della materia, del calore e del moto, della presenza e dell’assenza, della visione e dell’oblio.
Osservare con lo sguardo incline alla meraviglia e alla bellezza intrinseca della luce, equivale ad accorgersi di tutto questo anche quando le immagini, gli oggetti, le situazioni ci appaiono nella loro ordinaria quotidianità, senza suscitare particolari stimoli.
Nel corso del tempo storico la luce ha goduto maggiori attenzioni nelle speculazioni filosofiche piuttosto che nella sua materia creativa principale, quella delle arti visive. Certo, la pittura del Seicento riscopre il valore in sé delle forme del mondo, ricreate dai drammatici contrasti chiaroscurali di pittori come Caravaggio o Rembrandt van Rijn, o ancora il raffinato utilizzo della luce da parte di continuatori come Georges de La Tour o, nel secolo successivo, all’approccio quasi scientifico di Joseph Wright of Derby. L’impressionismo fa della luce la propria materia privilegiata, i pittori ne dipingono le vibrazioni, le sensazioni, le trasformazioni che subisce durante le ore della giornata, sino alla smaterializzazione delle forme che, partendo dai “covoni” di Monet, porta all’astrazione e al conseguente utilizzo della luce in sé, quale medium espressivo specifico. Non metaforico ma effettivo.
La luce diviene quindi una “tecnica” adattata ad un metodo di ricerca estetica che ne valorizzi le caratteristiche intrinseche e le potenzialità espressive. Il nostro grande Piero Fogliati, maestro della luce, ha realizzato negli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta questa fantastica “utopia”, piegando il fascio luminoso alle proprie esigenze, senza subordinarlo ad altre necessità. La luce come protagonista assoluta, energia elettromagnetica come nuova “materia” da plasmare ed utilizzare al posto delle tecniche tradizionali. La mostra presenta due giovani artisti che hanno scelto la luce quale medium privilegiato, accostandosi ad essa con approcci differenti ma complementari. Claudio Cavallaro con i propri interventi installativi site specific sottolinea aspetti suggestivi ed onirici dell’ambiente introducendo elementi estranei o anomali che, attraverso un’illuminazione soffusa costituita da lampade di wood, accentuano le sensazioni di straniamento e stupore nei confronti dello spettacolo visivo al quale lo spettatore è invitato ad assistere.
L’approccio di Renato Jaime Morganti alla luce e alle sue potenzialità estetiche si sviluppa attraverso un rigoroso studio dello spazio e delle sue specifiche caratteristiche geometrico/architettoniche. L’artista opera su elementi preesistenti, sottolineandone forme, ribadendone estensioni ed instaurando con loro un dialogo attivo attraverso interventi che sollecitano la nostra visione e che invitano ad un superamento dei limiti percettivi alla scoperta di inedite esperienze sensoriali. “… e tutto risplende … solo se c’é luce”