LIGHTING_DAYS
Ela Franscella e Mya Lurgo

Riccardo Lisi, La luce mostra la vera natura

 

Ela Franscella è artista dalle molteplici attività, la cui creazione unisce performance, danza, video ed arte visiva. Mentre nell’ambito delle arti performative usa il suo nome originale, come artista visiva si presenta con l’anagramma: Elfa nel Sacral. Ma il legame tra le varie discipline permane e si nota subito nella prima opera esposta: la videoinstallazione Se cerchi la luce, chinati sull’origine dell’ombra, che nasce dall’importante esperienza che Ela Franscella sta vivendo come formatrice e coreografa della compagnia Mops_DanceSyndrome, composta da giovani affetti dalla sindrome di Down. Nella videoproiezione li vediamo danzare in uno spazio arricchito dalle Spirali, cerchi evolutivi dipinti sulle pareti da Ela/Elfa. Dal centro di tali spirali si avviano i danzatori in movimenti focalizzati sulla propria interiorità, per poi tentare una comunicazione verso l’esterno. Colpisce la capacità raggiunta dai giovani formati da Ela Franscella, che silenti ci parlano in modo sibillino e sciamanico. Il locale in cui il video è stato girato è stato distrutto. Parte delle sue mura le ritroviamo nello spazio espositivo, come componente essenziale dell’installazione, che è completata dall’ascolto via cuffia diLibera Me, una sovrapposizione – operata dalla stessa artista – di un requiem cantato da una voce femminile e di sonorità elettroniche. Anche nel lavoro di Elfa nel Sacral son presenti aspetti performativi. Esempio ne è Sacro o Profano: un cerchio – che come molte sue opere richiama forma e concetto dei mandala, ma in questo caso anche il “paglione”, cioè il bersaglio del tiro con l’arco – in cui man mano l’artista infigge tremila piccoli tasselli di legno in una performance iniziata durante il periodo di residenza e che si svolgerà in presenza del pubblico. I tasselli provengono da pavimenti da esterni ed hanno vissuto calpestio, sole ed intemperie per dieci anni. Ognuno di essi reca segni primigeni – cerchi e croci – apposti in modo gestuale con colori puri. Man mano il cerchio si sviluppa, in una crescita che sarà alla fine congelata da un’azione artistica finale: la combustione del mandala ad opera di un fuoco simbolico che sublima, unifica e rende eterei tutti i simboli presenti nei tasselli. La prima sala si completa con l’opera Transumanza, scultura luminosa creata in cerchi che si sviluppano in senso ascensionale, formati da materiali semplici come rete metallica e juta vissuta. Un’opera poetica che suggerisce una storia minima ed intima, come la narrazione di pastori che procedono nel buio seguendo la luce delle lucciole.

L’altra sala dedicata alle opere di Elfa nel Sacral è in buona parte dedicata alle testimonianze di una performance realizzata a inizio 2013 – tutte le opere esposte son state realizzate appositamente ed esposte per la prima volta. Si tratta del Mandala Danzante, in cui il caratteristico cerchio riquadrato, qui di ben otto metri di diametro, è stato creato dall’artista con i suoi abiti. Un piccolo monitor mostra in un paio di minuti la sua intera creazione e distruzione, durata in realtà 80 minuti. Un ruolo fondamentale in quest’installazione performativa è svolto dai tre “cappotti mandala”, che compongono l’opera Impermanenza. Aperti in forma che ricorda la croce egizia, furono posizionati lungo tre raggi del mandala e nel video Mandala Danzantedi Ela Franscella che vediamo danzare al suolo, dentro di essi. E’ una e trina, presente tre volte negli stessi fotogrammi: partendo dal proprio inconscio – come i danzatori di Mops – cerca di acquisire una possibilità di universalità, tramite il principio junghiano della sincronicità.

Sul pavimento è posta l’opera Cordone ombelicale, composta da altri oggetti personali dell’artista: perle e pendenti, come una vera croce egizia in ferro, racchiusi dentro un cilindro di plexiglas e che mutano faciesse scossi. Un cavo parzialmente luminoso emerge dai suoi poli, immergendosi poi in un sottofondo di cenere mista a piume di cigno: una rappresentazione di elementi di avvio della vita e della genesi dell’artista stessa. A parete sta Centralità ritrovata: torna il cerchio, creato qui dalla luce attorno a cerchi ginnici, in installazioni sintetiche ed accattivanti. Tutte le opere di Elfa nel Sacral qui esposte son dunque nate in un impulso creativo finalizzato in poco più di trenta giorni, nella residenza LAB_Oratorium presso lo spazio di Piazza Riforma a Lugano. E’ qui che la luce è entrata nelle sue opere.