IL CREDENTE E IL MUTANTE, OMAGGIO A YVES KLEIN
Zoltàn Kemény, Maria Elisabetta Novello e Francesco Monico

A cura di Cristina Trivellin

 

Il titolo della mostra trae ispirazione dalla definizione che Pierre Restany dà di Yves Klein nel suo testo “Il fuoco nel cuore del vuoto”: in Yves Klein coesistono il credente e il mutante. Egli aveva anticipato il nostro attuale regno della comunicazione elettronica planetaria perché ne deteneva la chiave. La sensibilità allo stato di materia prima. Credente: Il grande monocromo francese era molto devoto, anche se in una forma molto personale, legata al rito e al mito; Restany sottolinea questo aspetto che conferiva all’artista una sorta di visionarietà, la capacità di vedere oltre. Mutante: per tutta la sua breve vita Klein ha professato, attraverso le opere e gli scritti, le sue idee sull’arte come trascendenza, come straordinario mezzo di conoscenza. Per questo sottoponeva i quadri alla fiamma: il fuoco da sempre è il più pregnante simbolo di trasformazione, rinascita e purificazione. Il fuoco sacro del sapere, il fuoco dell’amore e della fede, Il fuoco che arde nel cuore del vuoto, assenza presente che accoglie il tutto.
Klein era un mutante perché prevedeva il futuro, percepiva la tecnologia come estensione, possibilità e non come limite. Siamo tutti mutanti; i processi di ibridazione con l’alterità stanno trasformando le nostre coscienze, l’uomo nuovo fa capolino, e l’arte, come sempre, è il medium più forte per trasmetterne i segnali.
 Mutazione è trasformazione nella serie Chrisallys di Emma Vitti. Le sue affascinanti fotografie ritraggono sculture “imprigionate” in un bozzolo di cellophane. Le statue antropomorfe paiono erompere dall’interno raccontando un’energia che pulsa con la forza del passaggio, del cambiamento. Si percepisce il conflitto, la lotta, ma anche la passione, l’anelito.
Scrive Mya Lurgo: Il credente è quella parte di noi assuefatta alle convinzioni / credenze che informano le circostanze. Il mutante è quella parte in potenza che cerca una via d’espressione per evolvere e (com)muovere l’esistenza. I suoi lavori digitali danno forma alle parole: opere fluide di linee e colori che si compenetrano in dissolvenza, ricordando elementi come acqua e fuoco: essi paiono avere sospeso l’opposizione in nome di una dimensione superiore ove tutto convive nell’equilibrio che segue la distruzione delle apparenze, delle illusorie antitesi. Flavio Garavaglia l’artista-alchimista, con la serie Inscape, riflette profondamente sull’ incontro dell’individuo con se stesso affrontando il lungo cammino dell’introspezione e della sua proiezione sul mondo. L’oro, il ferro, la fuliggine, risultato della bruciatura, sono le luci e le ombre della visione e della realtà. Trovare l’essenza, liberata dalle rappresentazioni individuali costruite sulle paure del vero, è per l’artista lo scopo ultimo dell’esistenza e il significato del suo fare. Un’essenza che Yves Klein ha cercato e trovato attraverso l’immateriale, la sensibilità artistica sublimata fino ad eliminare il supporto, fino ad esporre una galleria vuota, impregnata di pura energia. Marco Brianza rende omaggio all’immaterialità usando il laser e la proiezione. La luce trasforma e difforma, il blu evoca l’infinito, la visione muta costantemente in relazione al nostro mutare.